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Storie da Ravenloft
La Creatura
(seconda parte)

Era un tardo pomeriggio del mese di Eleasias, chiamato nel calendario comune dell’Alleanza, Koren stava seduto di fianco al grande camino, che, nonostante il sole non fosse del tutto tramontato e non facesse particolarmente freddo, era acceso, nella sala principale del "Red Rock".
Stava li, nascosto tra le ombre, e scrutava gli avventori della locanda; quel giorno ve ne erano di strani.
A parte i soliti Cavalieri Liberi, la sua attenzione cadde su due persone; un guerriero alto e grosso con uno zaino dal quale sporgevano delle pelli pesanti e una grossa spada al fianco, probabilmente un uomo del Nord, ed un elfo dalle vesti nere con un grosso mantello a collo alto con un’armatura di pelle nascosta sotto ad una camicia bianca con un grosso sbuffo sul davanti.
Da dove era lui si dominava l’intera locanda compreso l’ingresso, d’altro canto uno di Zhentil Keep in una locanda di Dagger Falls deve stare molto attento ai movimenti.
Notò anche l’ingresso di due altre strane figure, poco comuni, che fecero la loro apparizione a distanza di qualche minuto uno dall’altra.
Un nano con il viso tatuato, con un’armatura in pelle, due grosse asce, tre magli e un elmo cornuto a cui mancava un corno; poi, un elfa piuttosto alta vestita in verde scuro con un armatura a bande e una morning-star al fianco.
Ogni una di queste persone si sedette ad un tavolo o si diresse al banco a bere qualcosa, chi birra chi vino.
All’improvviso un bagliore di luce pervase la stanza un elfo con i vestiti del color della foresta ed un nero mantello fece la sua apparizione dal nulla nella locanda, forse si era teletrasportato chissà da quale luogo; proprio in quel momento un’altra figura stava varcando la porta, un elfa in armatura, forse della sottorazza dei selvaggi.
L’elfo che era appena apparso dal nulla si diresse verso la locandiera di nome Kessla e cominciò a parlarle, poi, lei si allontanò e uscì dalla locanda.
Lo strano nano si diresse verso quell’elfo, il quale quando lo vide disse "Ulf..., no niente mi sono sbagliato. Lasciami perdere ho da fare."
In quel momento delle urla giunsero dall’esterno della locanda, dei cavalieri stavano cercando di catturare Kessla, subito l’elfo corse fuori in suo aiuto seguito dall’elfa selvaggia, dal nano, dall’elfo dalle vesti nere e dall’altra elfa.
Il guerriero umano, invece, con calma si diresse sulla soglia ed inginocchiatosi estrasse un arco composito dal suo zaino e cominciò a montarlo.
Koren rimase ad osservare nascosto tra le ombre ciò che accadeva attraverso la finestra della locanda, poi, accortosi che gli uomini a cavallo erano appartenenti alla Rete Nera, creò due dardi incantati e li scagliò su quello che stava afferrando la ragazza; la vendetta ha un gusto eccezionale.
Successivamente, mentre le altre persone all’esterno ormai erano a corpo a corpo con i nemici, Koren si unì a loro nel combattimento al fianco del nano.
In poco tempo gli Zenthiani furono sopraffatti, l’elfa selvaggia ne catturò uno per consegnarlo alle autorità che, per l’appunto, stavano giungendo proprio in quel momento; così, Koren dopo averle chiesto di consegnargli il prigioniero per interrogarlo e avuto un no come risposta, visto l’arrivo dei cavalieri liberi, decise di allontanarsi.
Col che, il nostro uomo mentre all’esterno della locanda gli avventurieri si presentavano e discutevano sull’accaduto si diresse all’interno per cercare di passare inosservato.
Appena giunto all’interno prima di nascondersi nuovamente tra le ombre create dal camino, lanciò due dardi incantati contro il prigioniero con la speranza di eliminarlo, senza purtroppo riuscirvi.
Nello stesso istante in cui svanì tra le ombre entrò nella locanda il nano che, avendo scorto uno strano movimento ma non vedendo nessuno, disse "Volevo solo ringraziarti", poi, una voce dal nulla gli rispose "Più tardi!".
Poi, la porta della locanda si aprì bruscamente dietro le spalle del nano e alcuni cavalieri liberi fecero il loro ingresso e rivolgendosi alla piccola creatura dissero "Abbiamo visto due dardi provenire da questa locanda! Hai visto qualcuno?", il nano ci pensò un attimo poi replicò "No, non ho visto nessuno.".
Le guardie salirono le scale della locanda e dopo qualche minuto, dopo aver controllato il piano superiore, uscirono.
Poco alla volta la locanda cominciò a riempirsi mentre fuori diveniva sempre più buio, il sole ormai da tempo era tramontato.
Quando la locanda fu piena Koren decise, potendo passare inosservato, di dirigersi verso il tavolo dove l’elfo vestito di nero stava tranquillamente bevendo del vino.
Chiacchierarono un po’ e Koren riuscì a scoprire che quell’elfo dalle vesti nere di nome Tristan Derek era un praticante della magia e che era in cerca di qualcuno con le potenzialità per diventare un grande stregone; l’elfo era capitato al momento giusto nel posto giusto, aveva trovato Koren.
L’elfo dalle vesti nere gli propose di trovarsi l’indomani mattina presto fuori dalla locanda per dirigersi con alcuni cavalieri liberi e con quell’elfo che apparì dal nulla chiamato Xavier, la dove i suoi compagni erano stati uccisi per poter eliminare le persone che avevano compiuto quell’atto.
Koren non era tanto per la quale, compiere una missione con dei cavalieri liberi non lo convinceva affatto, ma poi quando Derek gli disse che le persone da eliminare potevano avere qualcosa di molto interessante, a detta di Xavier, rispose affermativamente.
Andò ,poi, a dormire per essere fresco la mattina seguente.
Il sole , che filtrando dalla finestra  si posò sugli occhi di Koren, lo fece destare; la mattina era fresca e in poco tempo si alzò dal letto, poi, dopo una risciacquata aprì il suo libro degli incantesimi per memorizzarne alcuni.
Dopo aver recuperato tutto il suo equipaggiamento scese nel salone principale e, pagato il conto a Kessla, uscì dalla locanda per fare un po’ di esercizio fisico.
Da li a poco, uscirono dalla locanda alcune persone, Derek, Xavier, l’umano in armatura, le due elfe ed in nano; poi, dalle mura della città arrivò una pattuglia di cavalieri liberi.
Xavier andò a parlarci insieme seguito dal nano, poi, tutti insieme con Xavier in testa partirono in direzione est, verso il luogo in cui doveva trovarsi la casa dove erano stati sconfitti i mitici eroi di Dagger Falls; Koren li seguì stando a circa cinquecento metri di distanza.
Il viaggio proseguì senza problemi fino a metà pomeriggio quando, mentre attraversavano un’ampia radura, dal cielo cinque grandi creature con il corpo da leoni e, testa e zampe da aquila attaccarono la formazione.
Koren decise ,così, di avvicinarsi ed entrare in combattimento; a suon di dardi incantati e bastonate riuscì con le altre persone ad eliminare quelle mostruose creature, subendo solo qualche ferita.
Viste le ferite si rivolse al nano ed indicandogliele disse "Se volevi ringraziarmi, questo è il momento.", il nano suo malgrado posò le sue mani su di lui e lo curò, poi, replicò "ora siamo pari!".
Non c’era un grande affiatamento tra le persone di quel "gruppo", ma una cosa era certa, che, per vari motivi stavano combattendo l’uno al fianco dell’altro, e solo questo contava.
La sera arrivò e passò in fretta, la mattina seguente mentre i soldati smontavano il campo, maghi e chierici studiarono per prepararsi al grande incontro, che sarebbe dovuto avvenire in giornata; e così fu.
Verso mezzogiorno arrivarono in vista di un’abitazione parzialmente diroccata, che Xavier indicò come il covo delle persone che stavano cercando, posizionata al centro di una immensa radura che non dava la possibilità di avvicinarsi senza dare nell’occhio.
Il capitano dei soldati conferì con Xavier, poi decisero il piano di battaglia: i soldati avrebbero aggirato e attaccato l’edificio dalla parte posteriore, gli altri da quella anteriore.
Il nano senza indugiare partì in direzione della casa seguito subito dagli elfi tutti, mentre Koren li seguì leggermente a distanza e l’altro umano rimase fermo a guardare.
Quando il nano raggiunse la soglia, uscirono dalla casa quattro umani: uno incappucciato con delle vesti rosse, uno con dei vestiti neri in pelle, uno molto grosso con un armatura a piastre e dei cestus alle mani ed una donna con un vestito di pelle nero con una grossa fessura che da sotto il seno arrivava sino all’ombelico.
Lo scontro, nemmeno a dirlo, fu inevitabile; i giovani avventurieri anche se mal assortiti e poco affiatati sembravano essere fatti per combattere l’uno al fianco dell’altro, il loro tempismo e la loro coordinazione erano stupefacenti.
Il nano ingaggiò il grande uomo, Koren a qualche metro da loro castava i suoi dardi incantati, l’elfa alta invocava il suo dio, mentre gli altri si distribuirono sui restanti nemici.
Xavier che già conosceva quegli elementi entrò corpo a corpo con l’alchimista vestito di rosso che riteneva l’elemento più pericoloso; purtroppo, grazie alle sue ampolle di acido riuscì a squagliare lo scudo e gran parte dell’armatura dell’elfo causandogli notevoli ferite, per le quali svenne ed entrò in coma.
L’elfa alta intervenne subito e grazie alle sue cure riuscì a trascinarlo fuori dal coma; ormai Xavier era fuori uso e pensò di utilizzare il suo anello per sparire dalla scena.
Lo scontro proseguiva e mentre il nano stava per morire sotto i tremendi colpi dal grosso uomo, l’elfa alta grazie alla preghiera del comando riuscì a farlo addormentare dando, così, al nano la possibilità di ucciderlo.
Nel frattempo Koren finiti i suoi dardi incantati si buttò nella mischia attaccando l’uomo vestito di pelle nera, che aveva un qualcosa di famigliare (forse gli abiti).
L’uomo dalle vesti rosse poi, prima che cadesse anch’esso sotto l’influenza di un’altra preghiera del comando, riuscì a lanciare un ampolla nelle vicinanze del nano dalla quale si svilupparono alte fiamme che lo cinsero, saggiamente egli rimase fermo all’interno.
Riuscirono ,poi, ad eliminare tutti i nemici e dopo qualche istante anche i rumori di battaglia che provenivano da dietro la casa cessarono, chi ne era uscito vincitore?
Dal lato dell’edificio apparvero dei cavalieri liberi, mal ridotti, ed il loro comandante che avevano con loro un Bugbear catturato; arrivò anche l’umano del Nord.
Perquisirono i cadaveri, in particolare Koren perquisì l’alchimista e non trovato nulla di suo gradimento gli sfondò il cranio con un calcio, poi, si diresse all’interno della casa per cercare qualcosa di interessante, mentre i cavalieri liberi cercavano di interrogare il Bugbear.
Entrato nella casa, seguito da tutti tranne l’umano in armatura, vide che era in condizioni disastrose, sporcizia e macerie erano sparse ovunque, mentre una tremenda puzza riempiva l’aria.
Giunsero in quella che doveva essere la sala da pranzo, un grosso tavolo coperto di stoviglie e avanzi di cibo marci riempiva la stanza; un lampo di luce proveniente dall’esterno attirò l’attenzione di Koren che vide materializzarsi dal nulla Xavier, il quale si diresse verso di loro.
Visitando la casa giunsero in una stanza dominata da un grosso altare in legno massiccio, al di sopra del quale vi erano delle candele e una grossa bacinella con del liquido scuro e compatto al suo interno; il tutto era sovrastato da un grosso simbolo sacro disegnato sul muro.
Castato l’incantesimo "guanto", Koren, infilò la sua mano nel liquido e iniziò a rovistare trovando una sfera, che una volta pulita si dimostrò essere un opale nero, e che mise nella sua cintura; poi rovesciato il liquido sull’altare scaglio il vassoio contro il muro dicendo "Mi sto innervosendo!".
Abbandonò la stanza e si diresse verso l’ala non ancora esplorata, giunse così in una stanza che scoprì essere quella dell’alchimista, viste le numerose vesti rosse appese al muro, dove recuperò alcune ampolle contenenti vari liquidi.
Poi riunitosi agli altri giunse in una stanza dove al centro vi era un grosso covone di paglia disteso sul quale vi era il cadavere di una donna, che Xavier identificò come una delle appartenenti del gruppo appena sconfitto, la quale morì nello scontro con i vecchi compagni dell’elfo.
Da li arrivarono in uno studio, dove appeso ad un muro vi era il corpo di un elfo molto particolare, chiamato comunemente elfo grigio; subito Xavier vi si diresse e lo staccò dal muro posandolo a terra poi disse "questo è Roy uno del mio vecchio gruppo, uno degli eroi di Dagger Falls".
Xavier disse che meritava una giusta sepoltura e che lo avrebbe fatto lui non appena avessero terminato di esplorare la casa.
Avendo terminato il piano terreno decisero di dirigersi al piano superiore dove purtroppo oltre ad una grande camera da letto con poche cianfrusaglie non trovarono nient’altro.
Koren era molto adirato gli avevano detto che in questa casa avrebbe trovato qualcosa di interessante, invece, non aveva trovato nulla, così, molto scocciato uscì dall’edificio.
Dopo qualche istante uscirono anche gli altri, l’uomo in armatura andò a parlare con i cavalieri liberi che vi erano all’esterno mentre Xavier seppellì il cadavere del suo vecchio compagno Roy.
L’umano, poi, propose al gruppo di dar fuoco alla casa, luogo malvagio, e sia il nano che l’elfa alta si trovarono d’accordo con lui e lo aiutarono nonostante Koren chiese di potersela tenere come ricompensa del fatto di essere venuto fino a li rischiando la sua vita per trovare qualcosa di interessante che in realtà non c’era.
Mentre la casa bruciava, Koren molto alterato, si rivolse a Xavier dicendogli che lo aveva condotto con l’inganno a fare una cosa che non voleva fare, e quando l’elfo gli rispose "Io non ti ho obbligato a fare nulla, tutto ciò che hai fatto... lo hai fatto di tua spontanea volontà", gli tirò un pugno mancandolo.
Il nano reagì ponendo, successivamente, il suo scudo di fronte all’elfo, mentre, Derek si rivolse a Koren dicendogli "Fermo non posso permetterti di uccidere un elfo in queste condizioni!".
Koren si fermò, poi, si rivolse al nano e gli disse "Se sei tanto buono da portare il tuo scudo a difesa di un elfo moribondo, perché non usi la tua magia per alleviare il suo dolore e curare le sue ferite!?", il nano cercò di giustificarsi dicendo che non era sicuro dell’animo di Xavier e che quindi la sua fede non poteva aiutarlo; stupide scuse da nano.
Gli animi si accesero ed il gruppo si spaccò, il nano e l’elfa alta da una parte, l’umano, l’elfa silvana e Derek neutrali, ritenendo comunque che l’unione facesse la forza, e per ultimi Koren e Xavier che nonostante questo screzio erano più vicini di quello che pensassero.
L’umano che si presentò a Koren come Shan disse che i cavalieri liberi gli avevano riferito che uno degli appartenenti al gruppo, un mago dalle vesti nere, se ne era andato verso est prima che loro arrivassero; Xavier disse che quello era l’uomo più potente del gruppo, poi, rivolgendosi a Koren gli disse che egli poteva avere qualcosa di suo interesse.
Xavier continuò dicendo che la città più vicina verso est era Odiare, dove tra l’altro lui ed i suoi ex compagni si dovevano dirigere per presenziare ad una festa popolare chiamata "il Bambin", e che quindi forse era il caso di andarci per vedere se il mago si era nascosto proprio li.
Tutti, per motivi diversi, decisero di andare verso Odiare e partirono con passo deciso.
Arrivò la sera e decisero di fare campo in una piccola macchia di alberi, Shan e l’elfa silvana Ivory decisero di andare a caccia; passata una mezz’ora tornarono riferendo di aver visto un Ogre e che quindi sarebbe stato opportuno stare molto attenti durante la notte.
Dopo aver cenato Ivory disse che aveva bisogno di parlare a tutti e di sedersi intorno al fuoco, così, mentre le fiamme illuminavano i loro volti facendogli assumere strane espressioni l’elfa cominciò a parlare.
Disse di aver recuperato vari oggetti durante la visita alla casa e che aveva intenzione di dividerli con tutti loro, così uno dopo l’altro tutti la seguirono nel gesto e divisero le cose trovate, ovviamente Koren non divise proprio tutto.
A Koren toccarono due bracciali simili a "Bracers di difesa" e li indossò, Ivory appena lo vide indossarli lo attaccò dicendo "Vediamo come funzionano", egli si difese ma fortunatamente non si colpirono e la cosa finì lì.
La notte passò tranquilla, tranne per un gruppo di lupi che attaccò e perì all’istante durante il turno di guardia di Koren e Derek; poi, la mattina verso le nove vennero attaccati da due giganti verbeeg che per loro fortuna riuscirono a sconfiggere senza subire troppi danni (due giganti possono essere nemici pericolosi).
Eliminati i due giganti e sistemato l’equipaggiamento sui cavalli, tutti insieme partirono alla volta di Odiare.
Lungo la strada soccorsero due cavalieri liberi, uno dei quali era ferito, che erano stati attaccati da strane creature con le sembianze umane ma con la pelle particolarmente pallida e lo sguardo perso, forse dei non morti, i quali dopo la loro fuga si erano diretti verso sud.
Quando l’elfa alta, Niobe, sentì parlare di non morti disse che lei doveva andare a cercarli e Kilmor il nano fu d’accordo con lei, proprio due buon samaritani, gli altri dissero che si poteva andare a cercarli tanto non avevano nulla di meglio da fare, Koren e Xavier al contrario li seguirono mal volentieri.
I giovani avventurieri partirono seguiti a una cinquantina di metri da Koren e Xavier ad un passo piuttosto deciso verso sud alla ricerca di queste creature; la giornata non era delle migliori e nonostante il caldo il celo si fece molto nuvoloso ed il sole si oscurò.
A metà pomeriggio giunsero in cima ad una collina e di fronte ad i loro occhi si prospettò una visione alquanto strana ed inquietante.
Sotto di loro una depressione con una densa nebbia che si alzava dal terreno, ospitava, un labirinto di siepi mal tenute con un grosso cancello in metallo che chiudeva il suo ingresso.
Decisero di raggiungere il cancello per vedere meglio di cosa si trattasse; spronarono i cavalli e discesero la collina.
Il cancello era imponente ed al centro vi era un grosso simbolo, un simbolo sacro, lo stesso che avevano visto sull’altare all’interno della casa dalla quale provenivano.
Nuovamente incominciarono le discussioni sul da farsi, poi, Koren e Xavier stufi della situazione si avvicinarono con i loro cavalli all’ingresso ed, uno a destra l’altro a sinistra, fecero colpire dalle loro cavalcature il cancello.
Dopo un forte rumore di metallo contro metallo il cancello con un grande stridore si aprì; Scoppiò così il finimondo.
Kilmor, Niobe e Shan dissero ai due che erano dei pazzi e che non dovevano permettersi di mettere a repentaglio la loro vita con stupide azioni; Koren ribatté dicendogli che aveva fatto ciò che riteneva giusto per lui e che se loro temevano per la propria vita, era meglio tornassero a casa a riscaldare i loro piedi sotto le coperte.
Poi continuò dicendo "Ora se volete potete entrare!".
Gli animi erano molto caldi e ciò non faceva bene a un gruppo che doveva affrontare dei pericoli e scontrarsi con dei nemici; purtroppo, Koren e Xavier da un lato, Kilmor e Niobe dall’altro non rendevano facile l’unione del gruppo (si doveva ancora lavorare molto per creare un certo affiatamento).
Dopo una lunga serie di insulti reciproci decisero di entrare nella struttura e non appena varcarono la soglia vennero attaccati da quattro "puttini" in pietra che non erano altro che dei Gargoyle.
Non lo si può certo chiamare un accogliente benvenuto, d’altro canto erano entrati in casa di qualcun’altro senza invito, voi cosa avreste fatto?
I "puttini" in breve tempo e senza arrecare tremendi danni finirono in tanti piccoli pezzettini di pietra, detti anche sassi, lasciando così libero ingresso agli avventurieri.
L’ingresso piuttosto ampio, almeno qualche centinaia di metri quadrati, proseguiva con un sentiero, sempre fatto di siepi, che i giovani avventurieri presero non appena lasciarono i cavalli e chiusero il cancello.
Si ritrovarono, così, sentiero dopo sentiero di fronte ad una parete d’erba con tre porte, su di una vi era inciso un albero possente ma senza foglie, in una un teschio e in quella più a sinistra una nuvola.
Ora dovevano decidere solo quale aprire; una dopo l’altra le aprirono tutte ed scoprirono che ognuna di esse conduceva in un corridoio, quindi, chiuse le porte iniziarono le solite sterili discussioni, l’arcano dilemma era "quale corridoio percorreremo?".
Koren cercò parlando prima a Ivory e poi a Shan di convincere il gruppo ad entrare in quella con la nuvola, adducendo strane motivazioni religiose legate al simbolo della sua divinità, e vista la sua notevole dialettica e le sue capacità persuasive vi riuscì facilmente.
Aperta la porta seguirono il sentiero fino a quando trovarono l’ingresso fatto ad arco di una nuova area, cercarono per quanto possibile, vista la scarsa visibilità, di vedere cosa vi era all’interno poi decisero di entrarci; solo Niobe rimase all’esterno.
Si sparpagliarono, fecero qualche passo, poi, all’improvviso un forte rumore metallico echeggiò nell’aria, Niobe vide un grosso cancello che rapidamente dal terreno salì a chiudere l’ingresso; i suoi compagni erano in trappola.
Dal terreno cominciò a salire una strana nuvola di colore purpureo con degli strani ammassi di pallini rossastri qua e la, Koren si ricordò di aver già sentito parlare nei Forgotten Realms di un mostro del genere, chiamato Scarlet Dancer, e si preparò al combattimento.
La nuvola avvolse i corpi dei nostri compagni e quegli agglomerati di puntini li attaccarono succhiandogli, quando riuscivano a colpirli, del sangue facendo crescere di volume la nuvola e facendole prendere un colore sempre più intenso.
Colpo dopo colpo le armi degli avventurieri colpivano questi piccoli esserini che sparivano nel nulla, poi, quando anche l’ultimo di questi svanì la nuvola si ritirò verso il basso sparendo nella fitta nebbia sottostante, da dove era venuta.
Accovacciandosi ed esaminando il terreno, trovarono alcune grate in metallo tonde da dove, probabilmente, era uscita la nuvola; tornati all’ingresso lo trovarono sbarrato da una grossa grata in metallo, dall’altra parte vi era Niobe.
Con un immenso sforzo fisico ed aiutato da una preghiera di Kilmor, Derek abbassò la grata dando, così, la possibilità a lui  ed ai suoi compagni di uscire da quella trappola.
Tornarono alle tre porte e chiusa quella dalla quale erano appena arrivati aprirono quella con inciso l’albero spoglio.
Il sentiero cintato dalle siepi proseguiva per svariati metri, curva dopo curva, per terminare in un vicolo senza uscita dove raggiunta la fine trovarono un’apertura sul terreno ed una scalinata in pietra che scendeva.
Accesa una torcia, Kilmor in testa al gruppo, scesero la scalinata, fatta a chiocciola, giunsero in un corridoio che una volta percorso sbucò in una grossa caverna piena di alberi non in buone condizioni vegetative.
Il soffitto della caverna era molto alto e presentava delle crepe e delle aperture che facevano filtrare una scarsa quantità di luce, non sufficiente a far vivere sani gli alberi; all’interno si udiva chiaramente il rumore dell’acqua di un piccolo ruscello.
Addentratisi nella foresta vennero attirati da una forte luce azzurra che proveniva dal centro della stessa.
La forte luce azzurra in realtà non era altro che l’aurea magica che proveniva da alcuni oggetti, una spada conficcata in una roccia, un armatura ed uno scudo posati al fianco della macigno stesso.
Mentre, allibiti, tutti guardavano gli oggetti Koren e Shan cominciarono come degli automi ad avvicinarsi agli oggetti senza badare a ciò che facevano o dicevano quelli intorno a loro.
Il resto del gruppo si rese conto che doveva esserci sotto una sorta di incantesimo e cercarono di fermarli, Kilmor cercò di fermare Shan e non riuscendoci lo colpì con un pugno per cercare di farlo rinsavire; Xavier e Niobe ,invece, cercarono di fermare Koren ,che, vista la sua forza incredibile se li scrollò di dosso senza problemi.
Così, Koren raggiunse la roccia e cercò di impugnare l’elsa della spada, quando, dagli alberi scese un enorme serpente, la sua pelle era del colore degli alberi e aveva delle protuberanze come fosse corteccia.
L’incantesimo svanì e Koren si trovò tra le spire di questo orrendo rettile e per quanto potesse essere forte non riusciva a resistere alla stretta dell’animale, poi, i suoi compagni intervennero e grazie ad un colpo mortale inferto da Xavier con grande maestria la creatura perì.
Nello stesso instante in cui la creatura morì, gli oggetti e la luce azzurra da loro prodotta svanirono nel nulla, probabilmente,  non erano altro che un’illusione creata dalla creatura per attirare le prede.
Koren, appena riuscì a liberarsi dal cadavere della creatura con una grossa pacca sulla spalla di Xavier gli disse "Ora sono in debito", poi, tornato verso quell’essere viscido lo aprì in due cercando qualche oggetto appartenuto ad avventurieri meno fortunati di lui; purtroppo non trovò nulla.
Una volta ancora tornarono indietro ed aprirono l’ultima delle tre porte, quella con inciso il teschio, si addentrarono nel corridoio di siepi e giunsero in un’area rettangolare dove dalla parte opposta alla loro vi era una specie di tempietto.
Una costruzione non molto grande circa quaranta metri quadrati in pietra leggermente rialzata dal terreno con quattro colonne che reggevano il tetto anch’esso in pietra, all’interno in ombra vi erano quelle che sembravano due grosse statue.
Entrati nello spiazzo che ospitava la struttura videro che quelle che sembravano statue erano in realtà due grossi scheletri in armatura ed elmo con gli occhi rosso sangue che cominciarono a muoversi verso di loro.
In un istante gli furono addosso e prima che Niobe, utilizzando i suoi poteri chiericali, riuscisse ad allontanarli una delle creature riuscì a colpire Kilmor; la mano artigliata lo penetrò e un brivido gelido lo pervase, poi, l’intera zona colpita si intorpidì e un grande freddo lo colse.
Le creature scacciate dalla elfa chierica indietreggiarono spalle al muro come terrorizzate, ma questo non bastava all’elfa ed a Kilmor, quei maledetti non morti andavano distrutti.
Kilmor gli lanciò un maglio mancando la creatura, forse la ferita lo aveva indebolito, poi, Koren impugnata la sua lancia dei giganti la scagliò con una forza immane trapassando il non morto e conficcandola al muro alle sue spalle.
Le creature, visto che non avevano via di fuga, si ributtarono nella mischia dirigendosi verso i due chierici, sembravano quasi non calcolare la presenza delle altre persone.
In poco tempo gli avventurieri riuscirono ad avere la meglio non prima, però, che anche Niobe fosse colpita dai gelidi artigli della creatura dell’oscurità.
I due chierici si sentivano piuttosto deboli e riferirono la cosa ai compagni, così, quando Koren sentì la cosa cercò di fare mente locale e di ricordarsi che razza di creature potessero essere mai quelle; ci mise qualche minuto, poi, ricordò tutto, si chiamavano Banedead ed il loro tocco faceva perdere l’agilità, fortunatamente però solo in modo temporaneo.
Si trovavano ora di fronte a quella piccola costruzione in pietra che sembrava essere un piccolo tempietto, così, si avvicinarono per esaminarlo e trovarono inciso sul pavimento un pentacolo con delle conche scavate sulle cinque punte.
Sul muro il solito simbolo sacro ed una mensola sulla quale vi erano appoggiate cinque sfere di cinque differenti colori, blu, rosso, nero, grigio e verde.
Esaminato meglio il pentacolo scoprirono che le cinque conche sulle punte erano colorate come le sfere e che queste entravano perfettamente in esse.
Non riuscendo a decifrare le rune magiche che cingevano il pentacolo, poiché ne Koren ne Derek avevano studiato l’apposito incantesimo "lettura del magico", decisero visto che ormai era quasi sera di dormire e di decifrarlo l’indomani mattina.
Vista la malvagità presente nel luogo Niobe decise per sicurezza di fare sul gruppo, al di fuori di Shan e di Xavier, un incantesimo chiamato "nap" che gli permetteva di dormire un’ora, svegliandosi riposati come dopo otto ore di sonno; Shan e Xavier avrebbero fatto la guardia per quell’ora e dormito poi fino al mattino.
La notte passò stranamente tranquilla, così, il mattino seguente Koren dopo aver memorizzato l’incantesimo "lettura del magico", lo castò e lesse le rune magiche incise sul pentacolo.
Scoprì ben poco, ma era sicuro che quel pentacolo serviva da teletrasporto, d’altro canto le rune parlavano chiaro e più di una riguardava appunto la teletrasportazione.
Provarono a posare un oggetto nel pentacolo e a infilare tutte le sfere nei fori, ma, non accadde nulla, così, decisero di provarci incastrandone una sola; una luce ed un raggio di energia scaturirono dalla sfera poi percorsero l’intero perimetro del pentacolo e raggiunta nuovamente la sfera l’oggetto al centro svanì nel nulla.
Avevano capito come si attivava ma non sapevano dove portasse ne che differenza ci fosse tra i vari colori, così, decisero di tenersi le sfere, unico meccanismo di attivazione, e di proseguire nell’esplorazione di questo luogo nefasto che tanto piaceva a Koren.
Seguirono numerosi corridoi di siepi, mentre Koren disegnava la mappa del luogo, poi, giunsero all’ingresso di un parco alberato, la vegetazione era fitta e rigogliosa, Kilmor si arrampicò sulla cima di un albero e scoprì che fin dove poteva vedere, poco a causa della solita nebbia, vi erano alberi.
Decisero di entrare e di esplorare il parco, camminarono per qualche centinaio di metri in linea retta fino a trovare nuovamente un muro di siepi, lo seguirono e trovarono un’uscita, che, dopo un attento esame si rivelò essere quella da cui erano entrati.
Qual cosa non tornava, riprovarono ad entrare nella foresta e dopo circa cinquanta metri si ritrovarono dove erano entrati; sembrava essere proprio una foresta incantata, ovunque si dirigessero si ritrovavano al punto di partenza.
Ciò che la foresta nascondeva doveva essere proprio importante per proteggerlo con un tale incantesimo, così, provarono e riprovarono fino a quando si ritrovarono faccia a faccia con una creatura orrenda, un Minotauro con il corpo di un cavallo.
Lo scontro fu tremendo, la creatura sembrava non cedere mai, resisteva agli innumerevoli colpi subiti e attaccava sempre con maggiore violenza, poi, finalmente il colpo decisivo e la creatura cadde a terra con un gemito tremendo.
Koren e Xavier mutilarono la creatura staccandogli le corna, potevano valere molto denaro, mentre gli altri appartenenti della compagnia si allontanarono schifati e contrariati.
Ciò che poteva esserci nella foresta sembrava sempre più interessante visto che colui che lo aveva nascosto non solo si era preoccupato di incantare la foresta stessa ma anche di proteggerla con un valido guardiano.
Shan consigliò di costeggiare il perimetro della foresta visto che di riuscire a penetrarla non se ne parlava proprio e così fecero; dopo qualche centinaio di metri raggiunsero quella che sembrava la costa di una grossa roccia, una piccola collinetta.
La seguirono fino a trovare un ingresso, dall’interno proveniva una leggera luce come di torce ed un forte odore di chiuso, l’ingresso non era molto ampio, ma, un corto corridoio dava su un ampia grotta; tranne Shan vi entrarono tutti.
All’improvviso, mentre urlando da fuori Shan disse "Uscite", una grossa testa anzi due, no tre, o meglio quattro, forse cinque, sei, sette teste di un grosso rettile sbucarono da dietro il corridoio; si trovavano di fronte ad un Idra a sette teste.
Ormai era tardi non si poteva più uscire Kilmor e Ivory i primi della fila attaccarono le teste con le loro armi, Shan visto che non usciva nessuno montò il suo arco e fece due passi all’interno per riuscire a vedere la creatura, Koren impugnata la sua mitica lancia la scagliò verso una testa trapassandola da parte a parte, poi, la testa cadde priva di vita.
Così una dopo l’altra le teste caddero fino a quando anche il corpo privo di vita si adagiò sul terreno, Kilmor disse di dare fuoco alle teste, oppure si sarebbero rigenerate e la creatura avrebbe ripreso a vivere, così, prese le torce diedero fuoco alla creatura.
Il puzzo di chiuso ora era coperto dal forte odore di carne bruciata, chissà se l’Idra era commestibile avrebbero mangiato a lungo se lo fosse stata, nella grotta non trovarono nulla al di fuori di un grosso portale in pietra con inciso al centro il simbolo sacro che ormai avevano visto innumerevoli volte.
Koren con l’aiuto di Derek esaminò il portone per vedere se vi fossero rune magiche di protezione, poi, non avendone trovata nessuna dissero che secondo loro era sicuro, Kilmor non esitò un istante aprì il portone e proseguì.
Davanti a loro un viale alberato che portava ad una grossa costruzione in granito nero che con la sua imponenza incuteva timore e paura.
La raggiunsero e si fermarono di fronte alla soglia chiusa da un grosso portone a doppio battente anch’esso in granito nero con incisi al centro cinque simboli, al centro il solito sconosciuto simbolo sacro ed intorno ai quattro punti cardinali una mano tesa con le dita unite.
Koren riconobbe subito quel simbolo, era quello di Bane il Signore Nero, morto ormai da molto tempo il cui culto ormai contava pochi fedeli adepti.
Ivory fece un giro intorno alla costruzione, poi, tornata dai compagni riferì che non vi erano altre entrate e che l’edificio non presentava alcuna finestra.
Improvvisamente, mentre parlavano, le porte si aprirono davanti ai loro occhi e una tetra voce disse "Bene, entrate! Vi stavo aspettando!", Xavier udita la voce esclamò "Abbiamo trovato quello per cui siamo venuti.".
Entrarono tutti nella costruzione, davanti a loro molteplici file di colonne non permettevano di vedere cosa vi era all’interno, la luce delle candele sui muri illuminava l’ingresso.
Koren, Derek, Kilmor e Ivory proseguirono attraverso il colonnato, mentre Xavier, Shan e Niobe rimasero all’ingresso.
Superate le colonne si trovarono in una grandissima sala dove al centro era posto un altare sacrificale di granito nero e ai lati di esso due piattaforme tonde uscivano da due vasche d’acqua, su di una vi era una grossa libreria sull’altra una scrivania dietro la quale vi era un uomo di mezz’età molto affascinante con delle lunghe vesti nere.
Tra loro e tutto questo vi erano sei umani che sembravano in tutto e per tutto identici a loro solo la copia di Niobe non vi era.
L’uomo dalle vesti nere si alzò in piedi e disse "Sono Manlove, era molto tempo che vi stavo osservando. Bravi, siete arrivati fino a me eliminando tutti i miei fedeli servitori.", poi, si fermò un istante e continuò "Seguitemi vi mostrerò quello che è il Potere. Seguite la forza di Bane e avrete il Potere".
Koren scosse la testa, "Seguire chi per ottenere cosa? Seguire un dio ormai estinto per estinguersi a propria volta! No Io so già cos’è il Potere. Iyachtu Xvim, Figlio Divino, Figlio di Bane e il sapere, sono il Potere!", Manlove replicò "Stolti venite a me Io sono il Potere!".
A quel punto Kilmor esclamò "È vero!" e cominciò a dirigersi verso il mago, contemporaneamente anche Xavier vide che stranamente Shan cominciò a camminare in direzione dell’uomo dalle vesti nere; quale sorta di incantesimo poteva mai  aver usato?
Non c’era tempo di capire bisognava agire, Niobe avanzò oltre le colonne, mentre i sei cloni si diressero contro gli avventurieri; Koren scagliò la sua lancia verso il mago, ma, questa volte la sorte non fu con lui e mancò il bersaglio.
Mentre il gruppo era alle prese con i cloni, il mago rivolgendosi a Kilmor e Shan disse "Non permettetegli di farmi del male, difendetemi!", poi, dal nulla apparve alle sue spalle Xavier che con la sua spada bastarda lo trafisse.
Il combattimento proseguiva, il mago perdeva molto sangue la ferita era piuttosto profonda, i cloni cadevano sotto i colpi dei giovani avventurieri e una volta morti si trasformavano in scheletri; quale razza di non morti erano questi esseri che avevano preso le loro sembianze?
Un urlo fermò per un istante il combattimento, il mago colpito a morte da Xavier cadde sul freddo pavimento di granito.
I due non morti ancora in vita cercarono di allontanarsi verso l’uscita, mentre Kilmor e Shan un po’ rintronati ed usciti dal controllo mentale ceravano di capire cosa era successo.
Ivory e Niobe seguirono i non morti per eliminarli mentre Koren si diresse verso la libreria a cercare qualche interessante testo; trovò un libro di incantesimi e una guida ai non morti scritta da Van Richten.
Sfogliò il testo sui non morti alla ricerca di quelli che li avevano appena attaccati e scoprì che si chiamavano Heucuva e che tra le altre cose chi veniva ferito da queste creature aveva la possibilità di rimanere infetto e che solo un cura malattie poteva salvarlo dalla morte che sarebbe giunta dopo qualche giorno dal contagio.
Ora avevano un problema, infatti sia lui che Ivory erano stati feriti da queste schifose creature.
Mentre lui leggeva il testo gli altri perquisirono l’edificio senza però trovare nulla di interessante, poi, appena riferì agli altri quello che aveva appena letto decisero di partire subito per la città più vicina, Odiare, per cercare un chierico che potesse aiutarli, visto che quel potere i loro chierici ancora non lo avevano.
Raggiunsero, così, le loro montature e partirono al galoppo per Odiare con la speranza di trovare una cura alla possibile malattia.
Arrivarono nel tardo pomeriggio nella città, la gente era allegra, i bambini correvano a destra e sinistra, striscioni coprivano tutte le case e le bancarelle, vi era una grande aria di festa; non per loro purtroppo.
Si fecero dare subito da un viandante le indicazioni per raggiungere il tempio della città dove si diressero più rapidamente possibile.
Raggiunto il tempio, Koren, saltò giù dal cavallo e raggiunta la porta di legno bussò violentemente, da li a poco arrivo un uomo vestito con vesti bianche che disse "Buon giorno viandanti, come posso esservi di aiuto?".
Subito dopo che Koren gli spiegò la situazione, il sacerdote disse che doveva andare a chiamare il capo sacerdote e si allontanò con passo deciso.
Koren diede un’occhiata ai simboli sacri presenti all’interno del tempio, poi, nascose il proprio.
Dopo poco un uomo piuttosto grassoccio con delle vesti bianche bordate di viola si avvicinò a loro e disse che il suo adepto gli aveva spiegato la situazione e che avrebbe fatto quello che poteva per aiutarli.
Si avvicinò a Koren, recitò una preghiera, poi, con la voce un po’ alterata disse che purtroppo non poteva fare nulla per loro; Ivory stupita disse "Come non può fare nulla per noi?", mentre, Koren scuotendo la testa si allontanò dicendo "Che Mystra vi protegga! Ne avrete bisogno.", in tutta risposta il sacerdote disse "Tutti ne hanno bisogno!".
Quel maledetto sacerdote gli aveva fatto probabilmente un "Individuazione dell’allineamento", e aveva scoperto che era malvagio, quindi, non lo aveva curato; l’avrebbe pagata quel profano sacerdote.
Dopo poco lo seguirono anche gli altri tranne Xavier che si fermò all’interno qualche minuto.
Non appena uscì Xavier, Koren gli si avvicinò e gli chiese se avrebbe potuto prestagli il suo anello del teletrasporto, e che quella era la sua ultima speranza di trovare una cura alla sua possibile malattia.
Xavier ci pensò e ripensò, poi, mentre gli altri ragazzi si allontanarono per fare un giro in città e li lasciarono soli sui gradini del tempio, si sfilò l’anello e lo porse a Koren; "Non te ne pentirai! Sarò in dietro tra una decina di minuti.", poi infilatosi l’anello e dopo aver ben esaminato la zona in cui si trovava svanì.
Era ormai passato qualche anno da quando vide l’ultima volta l’ingresso del tempio Shivan-Tah in Kara-Tur e Koren si sentiva un po’ a disagio a presentarsi così dopo tanti anni solo perché aveva bisogno di un favore dal suo saggio Maestro Tai-jan.
Nulla, però, contava più della sua vita, quindi, mise da parte la coscienza ed entrò nel monastero.
Subito due Monaci Guerrieri lo fermarono e gli chiesero dove aveva intenzione di andare, Koren li salutò nel modo segreto che solo i Monaci di Shivan-Tah conoscevano e chiese di poter conferire con Tai-jan.
Dopo poco si presentò all’ingresso il Maestro a quale Koren si inchinò solennemente, poi, Tai-jan gli posò una mano sulla spalla e gli disse "Alzati figliolo e dimmi cosa ti porta nuovamente in queste terre.".
Koren gli raccontò ciò che aveva fatto negli anni in cui era mancato e cosa più importante il motivo per il quale si era presentato a lui.
Il Maestro gli disse "Un guerriero deve imparare a contare solo su se stesso. Ricorda!", poi, continuò "Questa sarà l’ultima volta che otterrai il mio aiuto. Dovrai tornare solo quando saprai camminare sulle tue gambe!", la sua voce era sicura e decisa, anche se i suoi occhi lasciavano intravedere ben altri sentimenti.
Koren si congedò dal Maestro e scomparve in un lampo di luce per riapparire sui gradini del tempio di Odiare alle spalle dei ragazzi ,che, appena tornati stavano chiedendo a Xavier dove fosse Koren, "Mi state cercando?" chiese, "Ero andato a fare un bisognino".
Ivory disse di aver trovato una pozione da un alchimista che li poteva aiutare e che sarebbe andata l’indomani mattina a comprarla se si fosse manifestata la malattia, Koren le rispose che per quanto lo riguardava, lui era a posto.
Così, tutti insieme fecero un giro in città a comprare oggetti qua e la passando da un negozio all’altro, Koren e Ivory  in particolare comprarono due maschere da festa in pelle.
Nel tardo pomeriggio cercarono e trovarono una locanda chiamata "Il Corvo Grigio" e vi entrarono in cerca di una sistemazione per la notte; l’oste era molto cordiale e anche qui l’aria era intrisa di gioia e festosità, presero le camere e si rilassarono qualche istante.
Ivory disse al gruppo di essere stata fermata da un giovane ragazzo che l’aveva invitata ad uno spettacolo di marionette nel teatro del paese che si sarebbe tenuto al tramonto; il gruppo le disse che poteva essere una buona idea e che dopo cena ci sarebbero andati.
Erano circa le sei di pomeriggio e decisero, visto che erano riusciti a trovare le camere per la notte, di fare un altro "giro in giro" per la città, così, a parte Xavier che preferì restare in camera a riposare gli altri uscirono dalla locanda in direzione del centro della cittadina.
Il tempo stava tornando ancora una volta brutto, le nuvole che durante il giorno si erano aperte per dare spazio al caldo sole ora lo stavano nuovamente oscurando, l’aria era umida e tutto dava a supporre che da li a poco avrebbe piovuto; la gente nonostante questo continuava ad essere felice, la festa d’altronde doveva continuare, cominciò, però, a coprire con dei teli le bancarelle.
All’improvviso un urlo interruppe la gaiezza della città, una donna affacciata alla finestra urlava "Aiuto... Aiuto... Franco è morto... È un omicidio!", subito i nostri avventurieri, che videro la scena, corsero verso l’edificio.
Ivory raggiunta la porta abbassò la maniglia, spalancò la porta e corse dentro seguita dal resto del gruppo, Koren e Shan rimasero sulla soglia poco interessati dalla cosa.
Dopo poco arrivo un uomo dicendo a Koren e Shan "Sono Aldo, il Connestabile, che succede?", Koren rispose "Ma ... non so ... Deve essere morto qualcheduno, ma non so di preciso. I nostri compagni sono accorsi a vedere cosa fosse successo.", poi, l’uomo ringraziando corse all’interno della casa.
Dopo qualche minuto uscirono tutti dalla casa e Aldo e dopo aver ringraziato ancora gli avventurieri, disse che li avrebbe tenuti informati sugli sviluppi delle indagini.
Koren, poi, chiese cosa diavolo fosse successo, così, gli venne spiegato che all’interno della casa avevano trovato il cadavere di un uomo con la bocca tirata come a fargli assumere l’espressione di un Joker e le guance colorate di rosso con del sangue.
Oltre all’uomo vi era una donna di nome Maria, quella che aveva chiesto aiuto, sua moglie ed una bambina, Gisella, la loro figlia.
Fatta anche questa buon azione i ragazzi poterono ritirarsi in locanda per avere una meritata cena e aspettare il tramonto per andare a vedere lo spettacolo delle marionette.
Fecero una lauta cena, mangiarono uno strano piatto chiamato "pasta al ragù" e continuarono con del cinghiale con patate arrosto; finita la cena Xavier, che era sceso con loro per cenare, tornò in camera dicendo che non gli andava di vedere o spettacolo.
Koren e gli altri, finita la cena, uscirono dalla locanda che dava sulla piazza principale, di fronte si trovava il teatro "Secolo" dove un grosso cartello colorato annunciava "Questa sera al teatro Secolo si esibirà Giuseppe il burattinaio e le sue marionette.".
La sala principale del teatro dove si trovava il palcoscenico era piena di grosse panche in legno sulle quali vi erano sedute molte persone, perlopiù bambini; Koren e gli altri si sedettero dove trovarono posto e aspettarono l’inizio dello spettacolo.
Un grande teatrino dominava il palcoscenico, alle sue spalle i sipari erano chiusi, poi, due si aprirono e solo il terzo di color porpora rimase chiuso, un uomo sicuramente Giuseppe il burattinaio fece la sua apparizione sul palcoscenico e lo spettacolo iniziò.
Tra una risata ed un pugno lo spettacolo delle marionette proseguiva i bambini ridevano e gli adulti erano felici, dopo poco entrò nel teatro e si avvicinò al gruppo Aldo il contestabile dicendogli a bassa voce che aveva bisogno di loro nel suo ufficio.
Aveva catturato un uomo, un ubriacone, che si trovava proprio dietro la casa di Franco e Maria Sertino quando era avvenuto l’omicidio, ed egli sospettava che fosse l’assassino; dubbiosi i ragazzi seguirono Aldo nel suo ufficio.
Nell’ufficio, in quella che doveva essere una cella, vi era un uomo seduto su di una branda con la testa ciondolante.
Mentre Ivory cercava di convincere il contestabile del fatto che quel disgraziato poteva essere innocente, Koren chiese di entrare nella cella per potergli parlare; gli si sedette accanto e cercò di convincerlo che lui fosse l’assassino dicendogli di averlo visto mentre scappava dalla casa.
Purtroppo non riuscì a convincerlo di essere l’assassino, quindi, uscì dalla cella e mentre il contestabile parlava con Ivory gli disse "È sicuramente colpevole!" e si allontanò.
La porta dell’ufficio di Aldo ,poi, si aprì di colpo ed un uomo affannato urlò "Venite, venite al teatrino è accaduto qualcosa di strano ... Sono spariti tutti, tranne i bambini ... Aldo ti prego vieni!".
Aldo uscì  subito di corsa seguito dalla compagnia di avventurieri e si diressero velocemente verso la piazza del teatro.
Le porte erano chiuse e tutto sembrava molto normale, Koren fu il primo ad aprire i battenti al suo fianco Ivory e Kilmor; di fronte a loro vi era la sala del teatro completamente vuota, oltre alle panche vi era solo il burattinaio sul palco con accanto a lui una marionetta.
Il suo sguardo era perso nel vuoto e le sue parole giungevano strane alle orecchie degli avventurieri "Figlio, aiutami. Non permettere che mi facciano del male", poi, sotto gli occhi stupefatti di Koren e compagni la marionetta cominciò a muoversi e una voce disse "Carionette uscite!".
Una dozzina di strana marionette sbucarono da sotto le panche e saltarono su di esse impugnando strani aghi che riflettevano in modo inquietante la luce delle lanterne, il loro aspetto era veramente terrificante.
Improvvisamente il terrore riempì gli occhi del gruppo Ivory e Derek terrorizzati si voltarono e scapparono più velocemente possibile, Niobe rimase paralizzata dalla paura, Shan con un grande urlo saltò all’indietro e si nascose dietro ad un battente della porta mentre Koren, Kilmor e Aldo allibiti si prepararono al combattimento.
Subito Giuseppe e la marionetta al suo fianco fuggirono dietro il sipario e le dodici carionette attaccarono i tre rimasti con i loro malefici aghi; Aldo colpito alle braccia e alle gambe rimase paralizzato, mentre Koren e Kilmor attaccarono.
Koren preoccupato per la situazione e molto disturbato mentalmente aveva una frase che continuava a rimbalzargli nel cervello "Un guerriero deve imparare a contare solo su se stesso.", così, per la prima volta dopo molti anni posò le sue mani sulle else delle Katana e le estrasse, erano scintillanti.
Passò qualche istante prima che Niobe riuscisse ad entrare in azione seguita dopo breve da Shan; ne morirono cinque, di cui Koren ne uccise quattro, prima che quelle orrende marionette fuggirono sparendo nel nulla.
Il guerriero senza scrupoli che vi era in Koren era venuto alla luce nuovamente, saltò sul palco colpendo con un calcio il teatrino, poi, corse verso l’ultimo sipario e tagliandolo con le sue Katana lo attraverso.
Alla sua destra un paio di gradini portavano ad un’altra stanza vi entrò e si fermò ad esaminarla, dopo breve lo raggiunsero tutti gli altri, anche Ivory e Derek erano tornati, persino Xavier fece il suo ingresso in quella stanza, forse era stufo di stare in locanda.
Ivory era distrutta, il fatto di essere fuggita per la paura la turbava moltissimo, chiese più e più volte scusa al gruppo dicendo che sarebbe stata la prima e l’ultima volta che un fatto del genere sarebbe accaduto.
Esaminarono l’intero teatro senza trovare nulla, Ivory suggerì di andare a cercare a casa di Giuseppe e chiese ad Aldo di indicarle dove fosse.
Koren era molto alterato voleva la vita dell’uomo che aveva attentato alla sua e voleva quelle dannate marionette che erano fuggite poi imprecò "Giuseppe, Iyachtu avrà la tua anima... I corvi stanno già girando sulla tua testa!".
Aldo disse che lui sarebbe andato a vedere se in città vi era ancora qualche uomo o se erano spariti tutti, Shan e Kilmor lo seguirono; Koren, Xavier, Derek, Ivory e Niobe si diressero verso la casa di Giuseppe.
La sera era umida, la nebbia aveva invaso la città e la visibilità era veramente scarsa, le lampade a olio ai bordi delle strade a poco servivano.
Seguirono il vicolo che conduceva dal burattinaio, poi, qualcosa attirò la loro attenzione da un vicoletto laterale sei carionette che imbracciavano un grosso forcone stavano correndo verso di loro cercando di caricare Koren; mossa molto sbagliata.
La prima morì subito affettata dalla tagliente lama della Katana di Koren seguita subito dopo da altre tre che caddero sotto i colpi del furioso guerriero, ogni centro si concludeva con un Ki-Ai; i compagni lo guardavano straniti.
Anche questa volta le ultime maledette marionette di legno fuggirono ritirandosi nel vicolo.
Koren era troppo nervoso per restare li a guardarle fuggire, quindi, le rincorse seguito al fianco da Xavier, mentre, gli altri li seguirono con più calma.
Qualcosa agganciò le caviglie di Koren e Xavier, forse un filo teso, facendoli cadere a terra, poi, una rete cadde dal cielo e li avvinghiò tirandoli verso l’alto, Derek, Ivory e Niobe erano impotenti, tutto stava accadendo troppo velocemente e confusamente.
Un’altra rete cadde dal cielo e avvinghiò Ivory e Niobe, poi improvvisamente, un brivido pervase la spina dorale di Koren che voltatosi vide Xavier strigergli con le dite il collo, i suoi occhi erano ciondolanti.
Tutto si fece scuro, molto scuro, i suoi arti si intorpidivano, sentiva che i sensi lo stavano abbandonando, riuscì solo a dire "Xavier la pagherai.", poi, il nulla.
Lentamente le sue palpebre si riaprirono e la luce colpì i suoi occhi, delle sbarre erano di fronte a lui; si trovava in una gabbia sospesa al soffitto e delle enormi persone, alte almeno dieci metri, identiche a loro erano nella stanza e si stavano dirigendo verso l’uscita.
Guardandosi intorno vide altre gabbie intorno a lui con all’interno delle piccole marionette, poi, si guardo bene e scoprì di essere anch’esso una marionetta e che in realtà non erano quelle persone ad essere enormi ma al contrario era lui ad essere piccolissimo.
L’ira lo colse all’improvviso, il pensiero che la sua coscienza fosse rinchiusa in una marionetta e che il suo corpo vagasse solo per la città lo irritava enormemente; cercò inutilmente di forzare le sbarre, rinunciando dopo qualche minuto.
Anche le altre marionette ingabbiate ebbero strane reazioni, chi cercava di uscire dalle sbarre, chi correva come una  forsennata chi urlava, erano tutti in preda al panico tranne una che era tranquilla; scoprirono in seguito che era Kilmor, strano vero  fosse l’unico tranquillo?
Ora dovevano trovare il modo di uscire esaminarono a lungo le gabbie e tutto ciò che gli era in torno, poi, Koren si rese conto che il materiale con cui era fatta la catena che teneva la gabbia era differente da quello della gabbia stessa; Kilmor provò a deformare un anello e vi riuscì.
Uno dopo l’altro, così, allargarono un anello della catena e muovendo la gabbia la fecero cadere su pavimento; l’impatto fu tremendo, d’altro canto la caduta fu di ben due metri e mezzo, ma fortunatamente uscirono quasi tutti illesi tranne Kilmor e Xavier che subirono qualche danno leggero.
Usciti dalle gabbie incominciarono ad esaminare la stanza, un negozio di giocattoli; vari scaffali con oggetti costruiti in legno, un camino, un tavolo da lavoro, vari attrezzi da falegname, inoltre, vi erano oltre alla porta che dava all’esterno un’altra porta ed una scala che saliva al piano superiore.
Si sparpagliarono per la stanza ,mentre Kilmor, Niobe e Derek salirono sul tavolo da lavoro dove oltre a vari attrezzi ed una marionetta in costruzione trovarono un libro aperto, il diario di Giuseppe.
Giuseppe scriveva di aver costruito una marionetta che parlava, camminava ed aveva sentimenti e di averla chiamata Figlio, poi, continuava dicendo che questo pupazzo tanto caro dopo qualche tempo sentendosi solo gli chiese di avere degli amici, così, il burattinaio li costruì per renderlo felice, purtroppo però, questi ultimi non erano come Figlio non avevano ne sentimenti ne volontà.
Continuando a leggere scoprirono che Figlio e i suoi amici avevano rubato dall’argentiere degli aghi e che li utilizzavano per colpire gli uomini e paralizzargli gli arti per poi catturarli; Giuseppe scriveva di averli sgridati e mandati a letto senza cena per quello che avevano fatto.
Vi era, poi, scritto che una volta catturati agli umani gli veniva infilato uno spillo nel collo per impossessarsi del loro corpo; il burattinaio spiegava che avevano provato anche con lui ma non ci erano riusciti e che per questo Figlio era molto arrabbiato.
Vi era anche scritto che l’unico modo per tornare nel proprio corpo era colpire con uno spillo d’argento il collo del proprio corpo ed effettuare così il passaggio di coscienze, inoltre, scoprirono che con colla e filo si potevano riparare i danni subiti dalle marionette, eccezione fatta per quelli provocati dal fuoco.
Un giorno, scriveva Giuseppe, Figlio disse che da quel momento si sarebbe chiamato Maligno e che sarebbe stato il capo della città e nessuno sarebbe potuto andar via senza prima ucciderlo.
Nelle ultime pagine del libro Giuseppe scriveva che Figlio aveva rapito tutti gli adulti presenti nel teatro durante lo spettacolo e che degli uomini cattivi in armatura avevano provato ad uccidere lui e Figlio.
Mentre i tre leggevano il libro gli altri esaminarono la stanza ed avvicinandosi agli scaffali vennero attaccati da alcuni giochi che si animarono al loro arrivo e che tornarono nei mobili una volta che ci si allontanava.
Non trovarono nulla di interessante, quindi, decisero di uscire da quella stanza e l’unica via di uscita era la scala visto che le due porte erano chiuse.
Non appena si avvicinarono alla scala vennero attaccati da alcuni giocattoli, dei pattini, una trottola ed una marionetta con la frusta; dopo qualche minuto e qualche danno riuscirono ad ucciderli, mentre, Xavier che aggirò il nemico e riuscì a raggiungere le scale venne attaccato da una fionda sull’ultimo scaffale del mobile.
Come potevano salire le scale senza essere bersagliati dalla fionda, bisognava per forza prima distruggerla.
Fecero un muretto di scatole si distribuirono un po’ di chiodi ed iniziarono a bersagliarla, quando, improvvisamente sentirono alle loro spalle uno strano rumore; quattro freccette volanti e un drago in legno li stavano puntando.
Il drago soffiò su di loro una grossa colonna di fuoco che li arrostì, Xavier cadde a terra immobile, poi, le freccette cercarono di colpirli; tutti fuggirono e si nascosero meglio possibile ed i mostri di legno tornarono sui loro scaffali.
Xavier sembrava proprio morto, Kilmor prese colla e filo e cercò di aggiustarlo, così, dopo qualche minuto la marionetta di Xavier si riprese, ancora danneggiata ma viva.
Avevano ormai perso quasi ogni speranza, quando, gli venne in mente di provare a spegnere il camino ed ad arrampicarsi nella canna fumaria fino sul tetto.
Lo spensero e salirono tutti, uno dopo l’altro senza grande difficoltà, poi, si calarono con una fune sulla parete ed entrarono nel piano superiore della casa dove vi era l’abitazione di Giuseppe.
Qui oltre a quel maledetto gattaccio non trovarono nulla, così,  tornarono sul tetto per controllare cosa stava avvenendo in città senza essere notati.
Cercarono, in seguito, il negozio dell’argentiere dove avrebbero cercato di recuperare alcuni spilli d’argento per potersi rimpossessare dei propri corpi, come era scritto sulle note di Giuseppe.
Trovato il negozio e recuperati gli aghi tornarono sui tetti per cercare di trovare le carionette che si erano impossessate dei loro corpi.
Dopo qualche minuto trovarono il corpo di Derek, lo assalirono e cercarono d’immobilizzarlo; la carionetta combatté strenuamente e riuscì a fracassare sia la marionetta di Kilmor che quella di Niobe, gli altri compagni cercarono in ogni modo di distrarlo mentre il vero Derek cercava di infilargli l’ago nel collo.
Così, dopo vari tentativi e mentre la marionetta di Xavier gli stava appesa alle palle colpendole con violenza, Derek riuscì ad trafiggerlo con l’ago; sia il corpo di Derek che la marionetta caddero a terra, poi, il corpo riprese conoscenza e non appena vide che intorno a lui non vi erano altro che marionette, colto dalla paura, scappò rapidamente.
Gli altri sbalorditi lo videro andare via e non potendo fare nulla lo lasciarono fuggire, poi, distrutta la marionetta e aggiustate le due marionette dei loro compagni, tornarono sui tetti per cercare dove poteva essere scappato.
Passò qualche tempo prima che riuscissero a ritrovarlo; riuscirono a farsi riconoscere e a unirsi a lui nella ricerca degli altri corpi.
Uno dopo l’altro li ritrovarono tutti e con non pochi sforzi riuscirono a rimpossessarsi dei loro corpi; Koren fu l’unico che non volle distruggere la sua marionetta anzi se la tenne nello zaino, adeguatamente legata per evitarle la fuga.
Durante le loro ricerche esaminarono quasi tutti gli edifici senza trovare nulla di interessante, tranne per una ragazza, Claudia, che trovarono nascosta nello scantinato di una locanda alla quale dissero di restare nascosta fino a quando non sarebbero tornati ed un bambino che gli riferì che il giorno seguente Maligno avrebbe dato uno spettacolo al teatro in onore di tutti i bambini.
Decisero, allora, di cercare un posto dove passare la notte ed aspettare il giorno seguente per andare al teatro e provare ad uccidere Maligno.
Strada facendo incontrarono un uomo totalmente fuori di testa che vagava per la città in cerca di marionette per ucciderle e vendicare l’uccisione dei suoi cari.
Kilmor decise, con il consenso del gruppo esclusi Koren e Xavier, di legare il tipo e di portarselo dietro per evitargli di andare in contro a morte certa; Koren e Xavier invece erano d’accordo sul fatto di lasciarlo andare per potersi vendicare, in fondo morire per vendicare i propri cari è onorevole.
Così si portarono dietro quest’uomo ed cercarono un posto sicuro dove dormire, giunsero all’emporio e valutarono di fermarsi li per la notte.
Coprirono le finestre con dei tendaggi improvvisati e si stabilizzarono per la notte, che passò tranquillamente.
Il mattino seguente decisero di dirigersi al teatro e di sferrare l’attacco decisivo alle carionette, Maligno e Giuseppe, anche se forse, al di fuori di Koren, gli altri non volevano eliminare Giuseppe in quanto preferivano catturarlo vivo per farlo ragionare.
Uscendo dall’emporio sentirono delle urla ed un rumore come di ruote sul selciato che si dirigeva nella loro direzione, nascostisi velocemente videro passare, a velocità smodata, un carro sgangherato guidato da alcune carionette che saltavano a destra ed a sinistra ad ogni scossone del carro.
Fortunatamente non erano stati visti.
Prima di andare al teatro decisero di passare dal negozio di Giuseppe per vedere di trovare o lui o Maligno.
Mentre si trovavano di fronte al negozio sentirono ancora il rumore del carro e le urla delle carionette, questa volta però era molto vicino a loro, Koren si gettò rotolando seguito da alcuni compagni all’interno del negozio di Giuseppe, Shan e gli altri nel negozio adiacente.
Il carro passò senza vederli, anche se qualcun altro li aveva visti, i giocattoli all’interno del negozio del falegname attaccarono subito Koren e compagni, lo scontro fu duro ed il risultato scontato (sette a zero).
Esaminata la casa e non avendo trovato nulla decisero di dirigersi al teatro.
Lo raggiunsero tranquillamente, si diressero sul retro, sfondarono la porta e cautamente vi entrarono; le stanze erano vuote e arrivarono senza incontrare nessuno fino al retro del palcoscenico, qui furono visti da alcune carionette che subito scomparvero dietro i tendaggi del palco.
Sicuramente sul palco vi era un esercito di carionette ad attenderli, ormai era giunto il momento dello scontro, o loro o quelle maledette creature di legno.
Irruppero, così, sul palco dove per l’appunto vi erano una miriade di carionette e alcuni bambini seduti sulle poltrone di Giuseppe purtroppo neanche l’ombra.
Fu subito guerra, Koren attaccò Maligno mentre gli altri si distribuirono nel teatro per affrontare le altre carionette, lo scontro fu duro per tutti.
Le carionette cadevano una dopo l’altra ma sembravano essere veramente tante, poi, quando Koren riuscì ad abbattere Maligno sembrò finire tutto, le poche carionette sopravvissute si fermarono come private della loro forza vitale.
Poi, fecero un grande falò e bruciarono Maligno in modo che di lui rimanesse solo cenere e fumo.
L’incubo era ormai terminato.
Cercarono Giuseppe ovunque ma fu inutile, e così dopo qualche ora vi rinunciarono, poi, andarono nella locanda dove avevano trovato Claudia per dirle che tutto era finito; la ritrovarono in compagnia di altri ragazzi a quali spiegarono quello che era successo e gli dissero che ora toccava a loro riuscire a ricostruire ciò che era stato distrutto.
Ormai non avevano più nulla che li tratteneva in città a parte verificare se morto Maligno l’incantesimo che li costringeva all’interno dei confini della città era effettivamente svanito.
Si diressero, così, verso una delle uscite della cittadina e uno dopo l’altro si gettarono nella nebbia; per un attimo tutto fu confuso, poi, improvvisamente si trovarono nella radura laddove avevano trovato Odiare, ma la cittadina non vi era più.
Chi o che cosa aveva potuto far svanire una cittadina?
Senza alcun dubbio doveva essere un’entità di grande potere e forse dovevano considerarsi fortunati ad essere tornati vivi.
Finito tutto vi era ora una cosa da decidere, potevano restare insieme o dividersi.
Così valutarono di fare il viaggio di ritorno verso Dagger Falls insieme e una volta giunti la di decidere sul loro futuro come gruppo o come singoli.
 

(Tratto da una partita realmente giocata
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La creatura (prima parte)