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Storie dal Faerum
Il segreto della Foresta dei Ragni


Vi ricordate, durante l’avventura del Signore dei Gith avevamo lasciato sul sentiero per Turrok, sotto una persistente pioggia, i nostri amici che ignari andavano verso il loro infausto destino.
Da poco tempo era cessata la pioggia e la strada ormai ridotta ad un sentiero di fango presentava numerose pozze di acqua piovana la foresta era ormai alle loro spalle e una distesa di prati verdi, colpiti da raggi multicolori dell’arcobaleno, era l’unica cosa che vi era tra loro e Turrok.
Poi, qualcosa accade, qualcosa che neanche loro riuscivano a capire; Roy fermò il gruppo e gli fece notare che qualcosa non tornava, tutto era molto simile, il sentiero fangoso, il sole da poco spuntato tra le nuvole, il clima, ma qualcosa non tornava, infatti di fronte a loro vi era un bosco scuro e tetro che fino a qualche secondo prima non vi era.
Forse un passaggio temporale o la porta di un altro piano, qualunque cosa avessero passato ora erano sicuramente in un luogo a loro sconosciuto e senza punti di riferimento.
Poi raggiunta la foresta di fronte a loro sentirono dei movimenti nella boscaglia e ne uscì un uomo incespicante con la faccia pallida, i capelli bianchi tutti arruffati, l’armatura ricoperta da numerose chiazze di sangue ed una spada lunga d’argento avvolta da una strana aurea azzurra.
Appena fu fuori dalla boscaglia cadde a terra con la schiena appoggiata ad un albero e tutto tremolante disse "Voi dovete essere quelli che ho visto", poi gli spiegò di essere l’ultimo guerriero della compagnia degli Aerie, inviati da Lhaeo, lo scrivano di Elminster di Shadowdale, per salvare Randal Morn.
Erano stati mandati nella tomba del mago Shraevyn creatore della spada mistica che doveva servire a Randal Morn per regnare in modo giusto sul popolo di Dale.
Sfortunatamente non trovarono Randal Morn ma bensì un orda di non morti che li costrinse alla fuga; le uniche cose che trovarono furono la mistica  Sword of Dales e una frase di Randal che diceva sono a Spiderhaunt.
Così lui l’unico sopravvissuto venne a Spiderhaunt portando con se la mistica spada e qui incontrò i nostri avventurieri.
Le forze, nonostante le cure apportategli dai nostri amici, gli venivano a mancare e sapeva di non poter più andare avanti nella sua missione, quindi affidò la spada e la sua missione ai nostri amici riponendo in loro le sue ultime speranze, poi zoppicando e barcollando si diresse verso la città di Shadowdale.
La situazione non era delle migliori, non conoscevano il posto in cui erano non sapevano dove andare non conoscevano la persona da salvare, l’unica cosa che sapevano era che avevano una missione da compiere e che avrebbero fatto di tutto per portarla a buon fine.
Spiderhaunt, la foresta che gli si presentava davanti, era tetra e cupa, così fitta che nemmeno la luce del sole riusciva a penetrarla.
Durante la notte che precedette il loro ingresso nella foresta ebbero tutti tranne i due che facevano la guardia uno stranissimo incubo: le loro braccia erano coperte da piume nere e i loro corpi sorvolavano le nuvole, poi scesero in picchiata verso una foresta oscura e si diressero verso una possente torre, all’improvviso il silenzio venne spezzato da un urlo; la voce diceva "aiutatemi" e continuava "lasciate che la vostra anima si perda nel percorso dell’indegnità".
Subito dopo, tutti contemporaneamente si risvegliarono scossi da ciò che avevano sognato.
La mattina seguente trovato un angusto passaggio, che si insinuava all’interno della foresta, e decisero di seguirlo; all’interno della foresta, tanto era fitta, non penetrava nemmeno la luce del sole, solo dei piccoli punti di luce sembravano seguirli durante il loro cammino.
Dopo alcune ore arrivarono ad una radura dove, proprio dalla parte opposta alla loro, vi erano ad attenderli due figure umanoidi con delle toghe nere in sella a due cavalli preceduti da una decina di altre figure in armatura a piedi; fatti alcuni passi all’interno della radura vennero attaccati dal cielo da creature volanti simili a pterodattili con gli occhi color del fuoco.
Mentre combattevano con queste orrende creature il rumore delle armature degli umanoidi si faceva sempre più vicino, poi caduta l’ultima Darkenbeast accadde una cosa sconvolgente: Dalle due creature a cavallo partirono due Fulmini diretti verso Kiros, colei che aveva in pugno la Sword of Dales, che appena la colpirono vennero magicamente riflessi dalla spada verso i due maghi che caddero senza vita sotto le loro montature anch’esse decedute; poi, gli uomini in armatura visto quello che era accaduto si dispersero nella boscaglia.
Anche questo nuovo incontro si era concluso, fortunatamente, nel migliore dei modi.
Continuarono poi, dopo aver trovato e perquisito il campo di questo gruppo di persone, il loro cammino verso qualcosa a loro ancora sconosciuto, forse una torre come avevano sognato.
Nel tardo pomeriggio fatta una curva a gomito, appena svoltato l’angolo, si trovarono di fronte ad una scena alquanto bizzarra: uno gnomo dal fisico possente stava litigando con un ragno, molto più grosso di lui, per farlo entrare in una specie di gabbia imprecando e insultando la bestia ad ogni suo sforzo, poi dopo una lunga lotta riuscì ad ingabbiare l’orrenda creatura ed a caricare la gabbia su quello che sembrava essere un carretto.
Accortosi dei nostri compagni si presentò come Madarn cacciatore di ragni, il quale appena sentita la loro storie si offrì di accompagnarli al suo villaggio chiamato Stormpemhaunder per parlarne con Telimas Dreamweaver il loro anziano, e così fecero.
Il villaggio era formato da alcune capanne e da qualche casa fatta in sassi e palta, la gente era allegra e tutti si divertivano.
Vennero accolti nella casa di Telimas, il quale ascoltò con molta attenzione la storia che gli raccontarono Ghoom e compagni, poi rispose alle domande che gli fecero sulla torre e disse loro che l’indomani mattina Madarn sarebbe partito con loro per fargli strada fino alla torre.
Gli spiegò inoltre che i due maghi che li avevano assaliti al loro ingresso nella foresta erano Zhentiani, una setta di Maghi e Chierici votata al male il cui unico scopo nella vita era assoggettare tutte le genti ai propri voleri.
Durante la notte mentre dormivano nell’abitazione di Telimas, quest’ultima venne attaccata da un gruppo di non morti, precisamente sei scheletri, due Bonebats e due Gouhl.
Quando i nostri amici arrivarono, dalle loro camere all’ingresso, videro uno scheletro strappare dalle mani di Telimas, che si trovava sulla soglia, il suo simbolo sacro e scagliarlo contro una parte.
Così, iniziò il combattimento che senza troppi problemi finì con la vittoria dei nostri compagni con la gratitudine di Telimas.
Ancor oggi non si sa  da dove fossero arrivati questi non morti e perché avessero attaccato la casa di Telimas e Telimas stesso.
Poi, tornati a dormire vennero colti dall’ennesimo incubo che li vedeva attraversare, in un’oscura foresta, un sentiero d’argento che li portò ad un’oscura torre in rovina ricoperta quasi totalmente da muschio. Poi una voce femminile urlò "No, non ... ve ... lo ... dirò". Il terreno si mosse sotto i loro piedi e li portò in un corridoio anch’esso in rovina mentre una voce persistente continuava a martellargli il cervello e l’eco di parole come Dagger Falls, Silver Morn, Elminster e Zhentil Keep rimbombava nel loro sogno. In seguito, dopo un tremendo urlo, una forza li spinse verso il basso in una vasta stanza dalla quale proveniva un suono ...
La luce dell’alba colpì i loro occhi e si trovarono nelle loro stanze.
Ormai svegli decisero di partire, accompagnati da Madarn, alla volta della torre diroccata del sogno.
Arrivarono, che era ormai sera in un ampia radura dove la luce della mezza luna si rifletteva sulle acque di un calmo lago, dove vi erano ad abbeverarsi diverse specie di animali e dove sul lato opposto al loro vi era un capanno usato dai viandanti come rifugio notturno.
Dopo essersi sistemati nel capanno ed aver mangiato, durante la notte e più precisamente durante il secondo turno di guardia, un vociare molto fastidioso destò tutti gli avventurieri: vi erano due Mezzi Ogre che ubriachi si avvicinavano al capanno cantando strofe immonde.
Madarn chiese ai nostri compagni di uccidere quelle pericolose creature malvagie, e così fu; i nostri avventurieri uccisero  le due bestie in un istante, aiutati anche dal fatto che queste erano ubriache.
Il sole già illuminava le rive del lago quando i nostri amici si alzarono e partirono per andare a compiere la loro missione; durante il cammino incontrarono delle pattuglie di Goblin che eliminarono senza esitazione, per arrivare a sera alle rovine della torre dei loro incubi.
Mentre si avvicinavano ad essa vennero tutti colpiti da una sorta di incantesimo che li fece cadere tutti addormentati, e proprio mentre dormivano fecero un altro strano incubo: si trovavano davanti alla torre, che si stagliava possente di fronte a loro, al fianco di un uomo magro con una folta barba bianca e una veste rossa, che faceva pigramente anelli di fumo nell’aria mentre una pipa finemente lavorata ed intarsiata si librava nell’aria li vicino a lui. Figure entravano ed uscivano dalla torre, mentre un giovane uomo con un’armatura ad anelli apparve all’improvviso al loro fianco dicendo "Questo è l’ultimo, abbiamo ciò per cui siamo venuti, Elminster". L’uomo con le vesti rosse replicò "Si, ragazzo. Ora stai indietro e fammi fare qualche Arteficio", fece un ultimo anello nell’aria e la sua pipa svanì. Il vecchio uomo fissò l’oscura torre, poi, tessé muovendo le mani avanti ed indietro una palla di luce argentea dalla quale in un attimo, dopo che l’uomo abbassò le sue mani, partì un lampo di luce argentata che colpì la torre. Un suono soffocato giunse dalla torre e quella che prima sembrava finemente costruita ora era una struttura in rovina. Poi i loro piedi si mossero come trascinati dall’erba sotto di loro e si trovarono all’interno della torre dove una voce familiare li raggiunse "Io sono Randal Morn... Io ho la forza per sconfiggere questa magia malvagia". La stanza era diroccata e ovunque erano sparse macerie, al centro vi era una sfera d’oro d’energia che conteneva un uomo che si dimenava. Guardandola meglio videro strisce di energia verde che correvano sulla superficie di essa, e l’uomo pareva urlare in panico. In seguito scese il silenzio comprendo luci e suoni.
Finalmente, si svegliarono, ponendo fine a quel incubo, davanti a loro vi era Madarn, il quale porgendogli delle foglie gli disse di mangiarle, che sarebbero servite a combattere il sonno.
Erano foglie di ortica dal sapore veramente nauseabondo ma che in effetti servivano a combattere gli effetti di quel sonno magico.
Era ora di dirigersi verso la torre in rovina, l’ingresso era privo di porte e solo degli arrugginiti cardini rimanevano agganciati ai muri laterali, una incisione d’argento coperta da muschio sul muro a destra dell’ingresso rappresentava quello che sembrava essere uno scheletro.
Nel momento in cui i nostri compagni con una torcia cercarono di dar fuoco al muschio per meglio vedere l’incisione, si materializzò sulla soglia uno Scheletro Gigante che attaccò Kiros che si trovava di fronte a lui.
Dopo la prima fase di combattimento, udirono dalla foresta alle loro spalle rumore di persone e cavalli avvicinarsi e proprio in quel momento lo Scheletro estrasse dal suo petto un palla di fuoco e la scagliò verso i nuovi arrivati sparendo, poi, nel nulla.
Appena i nostri amici riconobbero in queste persone un gruppo di Zhentiani formato da ben sette maghi e alcuni soldati, corsero all’interno della torre per cercare di sfuggirgli.
La stanza nella quale giunsero era un lungo corridoio completamente in rovina, le scale che conducevano sia ai piani inferiori che superiori erano franate e l’unica via di fuga era quello che una volta doveva essere un passaggio segreto sulla parete, tenuto aperto da alcune macerie sul pavimento.
Il corridoio che trovarono dopo la parete non aveva nulla a che vedere con quello precedente, le pareti erano dipinte con simboli magici e tutto era in ordine, proseguendo in avanti per qualche metro Ghoom svanì nel nulla con un grande urlo, poi le pareti si squagliarono e svanita l’Illusione la stanza si rivelò essere identica a quella prima; sul pavimento vi era un grosso foro, quello dove probabilmente era sparito Ghoom e davanti a loro una grande frana interrompeva il corridoio.
Non c’era altro da fare, con gli Zhentiani alle spalle e una frana davanti, che gettarsi tutti nel buco, e così fecero; il buco conduceva in un lungo e tortuoso tunnel perfettamente levigato e liscio, completamente ricoperto da grasso che portò, rovinando in modo definitivo i loro abiti, i nostri amici in una stanza con delle sbarre tutte in torno, una prigione.
Fortunatamente una delle sbarre era spezzata e lasciava un passaggio verso l’esterno, usciti da essa vennero attirati da una tenue luce verde che proveniva da ovest dietro alcuni massi, resti di un probabile crollo del soffitto.
Giunti in prossimità della luce videro una sfera magica d’orata con delle forme di energia verde che gli correvano intorno con all’interno la sagoma di un uomo incosciente, avevano trovato Randal Morn.
Poi mentre si avvicinavano al globo dalla Spada di Dales uscì una nube di vapore che lentamente prese le sembianze di una donna i cui capelli neri coprivano il suo pallido viso "Io sono Hedistrin lo spirito racchiuso della Spada di Dales" disse la donna, e continuò spiegandogli che lei era li per salvare Randal Morn e che vi era solo un modo: dovevano dirigersi in una stanza li vicino recuperare i teschi di alcuni scheletri li presenti e pronunciare vicino al globo la frase "Attraverso le terre e i fiumi di sotto".
In quel momento videro i maghi Zhentiani giungere nella cella e urlare "sono qui, li abbiamo trovati", non vi era tempo bisognava trovare la stanza con gli scheletri; veloci come il vento trovarono la stanza e gli scheletri, ma quando toccarono i teschi una forza invisibile cercò di impossessarsi dei loro corpi riuscendo dopo qualche tempo a catturare Roy.
I maghi irruppero nella stanza e la battaglia fu tremenda, vinta la quale si trovarono ad affrontare la furia di Roy che impossessato cercò di ucciderli; poi Xavier ruppe il teschio che si era impossessato di Roy facendo svanire l’incantesimo.
Recuperati due dei sei teschi i nostri compagni, molto malconci, tornarono verso il globo ma ad attenderli vi era una sinistra figura.
Un mago con le vesti nere degli Zhentiani e con il volto e le mani scheletriche si rivolse a loro, e dopo aver pronunciato tutti i loro nomi gli disse "Folli, voi veramente volete mettervi contro il potere degli Zhentiani, con un nostro solo schioccare di dita ognuno di voi potrebbe cadere" poi con un pugno colpì la sfera che con un cupo suono si frantumò in centinaia di pezzi di cristallo color smeraldo.
A questo punto una forza invisibile alzò il corpo inerte di Randal Morn e lo posò sulle spalle del mago Zhentiano, successivamente egli allungò la sua scheletrica mano verso Kiros ed improvvisamente la Spada di Dales volò via dalla mano di ella per dirigersi verso di lui, a metà strada però un fulmine azzurro scaturì dalla punta della spada e colpì in pieno petto lo Zhentiano.
Quello che successe successivamente lasciò tutti allibiti; il mago rimbalzò sul muro e cadde sui suoi piedi senza nemmeno un graffio, poi dopo aver tirato a se anche i due teschi con un ghigno malefico svanì nel nulla.
La Spada di Dales giaceva a terra.
Randal Morn era sparito e con lui erano svaniti anche gli unici due teschi integri.
Lo spirito della spada parlò nuovamente dicendogli che non vi era tempo da perdere, bisognava ritrovare il mago prima che potesse utilizzare i teschi contro Randal Morn e che la sua potenza potesse diventare tale che nulla nelle terre di Dales avrebbe potuto fermarlo.
Poi disse di non avere più le forze per mantenere la sua presenza in quelle sembianze, quindi dopo aver lanciato sull’intero gruppo un incantesimo chiamato Shadow Shield che li avrebbe aiutati nella loro impresa, svanì.
Bisognava, ora, prima di tutto trovare l’uscita di questa torre e quando, girando per la grande stanza in cui erano, scoprirono un corridoio pieno di fumo che volando formava grossi mulinelli con all’interno mistiche luci che si muovevano come impazzite, sovrastato da una grossa arcata con quattro strani simboli rossi che una volta letti da Roy scoprirono non essere altro che la parola "E X I T", rimasero titubanti.
Entrare o non entrare, la domanda li assillava; poi non sapendo che altro fare uno dopo l’altro vi entrarono tutti e si ritrovarono all’improvviso nel lungo corridoio dal quale erano entrati nella torre.
Ad aspettarli vi era Madarn che spostando il cadavere di un soldato Zhentiano con un piede e con un grosso sorriso disse "Finalmente siete arrivati, ora dove andiamo", poi dopo averli osservati meglio gli chiese dove fosse Randal Morn e come mai non era li con loro.
Dopo avergli raccontato cosa era successo partirono immediatamente alla volta del villaggio degli gnomi per parlare con Telimas; Madarn diede loro appuntamento al capanno sul lago per quella sera, perché prima aveva da cercare alcune erbe nella foresta.
Giunti al capanno che era ormai sera alcune figure che indossavano vesti nere, probabilmente Zhentiani, fecero loro un’imboscata stordendoli con un incantesimo.
Quando si risvegliarono trovarono al loro fianco Madarn con uno Zhentiano che giaceva ai suoi piedi il quale gli disse "Ragazzi quando sono arrivato ho visto quattro Zhentiani che fuggivano nella boscaglia con dei grossi sacchi, uno fortunatamente sono riuscito ad eliminarlo".
Gli Zhentiani gli avevano rubato tutti i loro oggetti magici tranne quelli che ritrovarono nel sacco del mago ucciso dallo gnomo; fortunatamente la Spada di Dales era nel sacco.
Dopo questa disavventura e passata la notte nel capanno tornarono al villaggio ed andarono a parlare con Telimas, il quale fu costretto, utilizzando la propria fede, ad allontanare dalla propria dimora Xavier che lo aveva irritato con i suoi modi poco riverenti e poco formali.
Ascoltò, quindi, la loro  storia che gli raccontarono e sentita la descrizione del mago che li aveva sopraffatti, gli disse che i loro guai erano appena iniziati.
Infatti il mago non era altro che Ilthond, lo Zhentiano più potente presente, in quel momento, nelle terre di Dales; poi consigliò loro di andare nella città di Dagger Falls che era l’avamposto Zhentiano più vicino alla foresta di Spiderhaunt e posto più sicuro per nascondere Randal Morn.
Così, dopo aver passato la notte nel villaggio partirono per Dagger Falls lungo il sentiero chiamato Tethyamar trail.
 
(Tratto da una partita realmente giocata
- The Secret of Spiderhaunt Wood -)